ottuT ha scritto:Obiezione vostro onore.
Ma voi ascoltate musica in base al vostro stato d'animo o il vostro stato d'animo è influenzato dalla musica che state ascoltando? Io la seconda, altrimenti la musica non avrebbe senso, sarebbe un sottofondo.
l'obiezione è spinosa, e richiede un’argomentazione lunga e pallosa… quindi se avete cose più interessanti da fare che leggere la tediosa argomentazione andate tranquilli!

ottuT, temo che tu abbia frainteso un tantino la mia affermazione. Quando parlo di
lucido sconvolgimento in realtà sovrappongo i piani che tu distingui così nettamente: la lucidità sta nell’esercitare una capacità di scelta senza cui l’ascolto sarebbe un’esperienza tutto sommato passiva, quindi poco stimolante a mio parere; quando invece parlo di sconvolgimento sottintendo la capacità della musica stessa di suscitare emozioni anche violente e contrastanti. Il fatto che metta i GY!BE solo in determinate circostanze esclude automaticamente che li usi come sottofondo, proprio perché in quell’ascolto, certamente non frequentissimo, cerco un’esperienza emotiva in qualche modo in sintonia con lo stato d’animo del momento. L’unico disco che riesco ad ascoltare in tutte le condizioni, in Italia e in giro per il mondo, in salute o in malattia finché morte non ci separi, è Kid A, ma per quello bisognerebbe fare un discorso a parte: quello è il mio disco, sono io in forma di musica… non so come spiegarlo… Comunque, in linea di massima, direi che per me è più valida la prima (ascolto in base agli stati d'animo) che la seconda opzione (stati d'animo influenzati dall’ascolto), anche se evidentemente le due cose non si escludono, anzi si integrano e si completano. Il fatto è che non riconosco alla musica una capacità taumaturgica o lenitiva di certi stati d’animo
assoluta, cioè slegata da tutto il resto. Queste doti le ha sicuramente, ma solo in rapporto a chi l’ascolta e ai contesti che questi attraversa: quindi, in ultima analisi, al suo personalissimo modo di ascoltarla. Ecco perché antepongo il momento della scelta a quello dell’ascolto vero e proprio. Guarda, ho un esempio stupidissimo di quello che sto dicendo… se fosse vera la seconda opzione, nei giorni immediatamente precedenti o successivi al raduno – in piena overdose sigurrosiana - avrei dovuto ascoltare di continuo i nostri eroi… e invece no! Sono mesi che non li ascolto, perché in questo momento non c’entrano molto con quello che faccio e che provo emotivamente. Arriverà il momento, invece, come è accaduto già in passato, che mi sveglierò e mi chiederò come è stato possibile passare tanto tempo senza ascoltarli…
Ora, capisco bene che quello che ho scritto non ha molto senso… però attenzione! non voglio intellettualizzare troppo l'ascolto della musica, che è anche e soprattutto un'esperienza emotiva; solo dico che non è una canzone a cambiarmi la giornata, quindi non la uso come bilancino dei miei stati emotivi. Piuttosto essa ne esalta i lineamenti e le emozioni, tanto quelle positive che quelle negative, giacché le prime esistono solo in quanto possono essere distinte dalle seconde, ed entrambe fanno parte della vita (perla di saggezza

). In questo senso la musica non può essere considerata come semplice sottofondo (anche se a volte lo diventa, non ce lo nascondiamo…). Per me è una specie di evidenziatore invisibile, quel pizzico di sale in più che esalta i sapori della vita.
Qui mi taccio e vado a sentire i GY!BE.