Benvenuti in paradiso

Non solo Sigur Ros e Bjork, l'Islanda è una terra ad altissima concentrazione musicale e artistica!

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Benvenuti in paradiso

Messaggioda Fljotavik » mer dic 10, 2008 8:11 pm

Vi riporto un articolo (di qualche anno fa) uscito sul supplemento di Repubblica “Musica”.

BENVENUTI IN PARADISO
Abitanti 280 mila, 7 su 10 under 45: basta a spiegare perché al Polo la musica è più calda? Da Björk ai Sigur Rós viaggio in Islanda, terra di rock. D’esportazione.

REYKJAVIK. Notte. Freddo, ma si può sopportare. Le montagne intorno sono ancora innevate, malgrado la primavera, e come al solito, quando c’è la luna, sembrano più vicine: come se si fossero messe d’accordo per spingere definitivamente Reykjavik in fondo al mare. Per strada non c’è nessuno. Durante la settimana finisce tutto presto. Solo il venerdì la gente sbrocca e fa tardi. Il sabato, chi recupera in tempo, fa quello che può per peggiorare la situazione. Silenzio ovunque. Tranne che nei Thule Studios. I Singapore Sling, “next big thing” islandese, stanno mixando il nuovo cd. Sono in quattro e nella stanza dei bottoni entrano con difficoltà. E’ tutto ai minimi termini. In un’altra sala degli studi, racconta il bassista della band, Thorgeir Gudmunsson, “sta lavorando l’unico girl group islandese che abbia avuto il coraggio di mettersi in piedi. Si credono le nuove Spice Girls. Se la tirano da paura, ma in realtà sono stonate come cornacchie. Non ricordo neppure come si chiamano: ma che differenza fa? Ascolti, ascolti”. Ascoltiamo. Filtra il ritornello di un pezzo più scombinato che copiato. Più che cantare, ciarlano all’unisono, e ciò che è peggio vorrebbero imitare più le Supremes che le Spice Girls.
Se è questo il pop femminile secondo Reykjavik, le T.A.T.U. possono vincere il grammy. Come tutti gli altri islandesi della “nuova onda”, da Bjork in giù, i Singapore Sling sono in partenza. “Partiamo sempre”, ammette e ridacchia Bardi Johannsson, l’uomo che ha inventato i Bang Gang, forse la più bella realtà pop islandese di sempre. “Sembra assurdo, ma qui il rock non esiste”. E allora?

Emigranti
“Allora”, prosegue Bardi camminando contro vento lungo Athalstræti “è tutto chiaro: per farsi conoscere bisogna uscire dal cortile Islanda”. A Reykjavik niente lascia tracce. E così lui vaga fra Parigi e Bruxelles. E adesso ha in programma di suonare dal vivo con l’orchestra insieme con Neil Hannon dei Divine Comedy. “Qui anche i Beach boys sono un problema, figurarsi Neil Hannon o Sondre Lerche…”. I vecchi locali del “primo botto”, così lo chiama Bardi, i luoghi di (piccolo) culto degli anni 80 in cui si fecero le ossa i Sugarcubes di Bjork, come il Duushús, sono spariti: “Ma ciò che più colpisce è che la maggior parte del potenziale pubblico rock di oggi non sa neppure che sono esistiti e il fatto che questa qui (a Vesturgata, nella zona più antica della capitale, ndr) sia la nuova casa di Bjork, lascia tutti indifferenti”. Per la verità a Bjork volevano addirittura regalare un’isola, ma poi i rappresentanti del governo hanno litigato sulla scelta dell’isola (!). eppure ci sarebbero le condizioni ideali per creare le basi di una stabile utenza rock e proseguire anche all’interno del paese, e non solo all’estero, quell’opera di rinnovamento culturale che Bardi non fa risalire ai Sugarcubes, bensì al jazz-rock dei Mezzoforte (che ancora fanno concerti in patria) e a Thur Baldursson, che fu il primo islandese a farsi conoscere nel music business lavorando accanto a donna Summer, Elton John e Boney M. Le condizioni sono “una gioventù spontanea”. Dei 180 mila abitanti stimati a Reykjavik (280 mila in tutta la nazione), il 70% è sotto la soglia dei 45 anni e il centro della città è stato trasformato in un campus universitario per una strana legge non scritta per cui gli anziani sono stati fatti accomodare nelle belle case colorate a schiera della periferia. Nonostante questo spietato piano regolatore, i nuovi club, come il Gaukur Á Stöng , “aprono senza speranza e finiscono per accogliere spettacoli di band folkloristiche. L’unico posto in cui si raccoglie pubblico è lo Stadium: ma solo se arrivano come quest’estate, i Korn. Eravamo in 50 mila”.
Che il rock islandese sia qui un perfetto sconosciuto lo dimostrano le classifiche: rock mainstream anglosassone (“da quando sono arrivati gli americani, nel 1949, siamo uno stato dell’unione…”, scherza Bardi), qualche “pop formula” locale come i Trafar e gli Svörtum Fótum, e alcuni rappresentanti del folk contaminato che cantano ancora dei tempi in cui in Islanda (all’inizio dell’800) c’erano 190 abitanti in tutto. La fortuna dei Sigur Rós, Bang Gang, Mugison, Múm, Gus Gus, Worm Is Green, Minus, Ske, Apparat Organ Quartet, Quarashi, e della stessa Björk, la dobbiamo a una fisiologica fuga verso il sud, dove i piccoli capitali della musica indipendente hanno permesso a questi ragazzi (l’età media è bassissima) di crescere convinti della propria forza. “E il sud è anche Copenaghen”. C’è un’altra curiosità: “Dicono: ma come è possibile che in Islanda ci siano così tante band? Le band sono tante, è vero. Ma sono tutte legate fra loro. E i nomi che girano sono sempre gli stessi”. Tanto per fare un esempio: Throgeir Gudmunsson non è solo bassista dei Singapore Sling, anche batterista dei Funerals e cantante degli Hank & Tank. La band che ha suonato con Keren Ann (la partner artistica di Bardi in Lady & Bird) all’Olympia di Parigi.

Media senza virus
“Ma lo sa che anche noi abbiamo il nostro Berlusconi?”. Fortunati. Il Berlusconi di questo Polo (Artico) si chiama Jon Olafsson. Anzi si chiamava. Qualche tempo fa, in pieno contrasto con il governo conservatore, è stato inquisito per frode fiscale e costretto a fuggire in elicottero. Solo che non è cambiato niente”. Infatti il suo impero (“essendo uno di sinistra è veramente un caso unico…”, riconosce Bardi) è rimasto in piedi senza una scalfittura: quattro canali televisivi, un giornale di grande tiratura (il Morgunbladid) l’unica catena di negozi e un’etichetta discografica (entrambi si chiamano Skífan), sei emittenti radiofoniche, tre sale cinematografiche. “L’opposizione culturale può contare su una tv nazionale, tre canali privati che non vede nessuno, due canali radio nazionali e tre etichette indipendenti, la Smekkleysa, la 1001 Nott e la 12 Tonar, che fanno festa con torte comprate nella pasticceria italiana se vendono 150 copie di un cd”. A proposito…

Little Italy
Ristorante Italia ore 15.00: “Emiliana? E che vuole che ne sappia. Per me può anche essere al Polo, ma quello sud”. Il Ristorante Italia è il locale del padre dei Emiliana Torrini, cantautrice italo-islandese. Anche lei, come tutti i musicisti che, usano le parole di Bardi, “sono riusciti ad uscire passando dal buco più piccolo: quello della qualità musicale”, è scappata. Sul corso di Reykjavik, Bankastræti, ci sono più ristoranti italiani che alberi. Vicino al Ristorante Italia c’è il Caruso, più in là il Tarantella. Il primo ad aprire è stato l’Hornidh, 35 anni fa. Si segnalano per le solite pizze disumane che tutti gli emigranti italiani, reiventatisi gastronomi, hanno proposto ai loro ospiti dai tempi del Padrino in avanti, da New York a Tokyo, passando per Reykjavik. “Qui amano i peperoni. Ho assistito a casi di isteria collettiva. Forse per questo tutti i peperoni che importiamo finiscono sulla pizza”. Italiana è anche qualche scelta musicale dei rivenditori. Da Skifan dicono: “Amiamo la musica italiana”. Al punto tale che non importa aggiornarsi e così in vetrina non c’è Zucchero ma un best di Robertino accanto ad Anastasia e a Gorge Michael.

Prozac e videocassette
“Björk”, racconta Daniel August, ex cantante dei Gus Gus, ora in proprio, “ha sottolineato l’importanza di avere un’identità di popolo anche nel rock, ma ha anche aperto le frontiere. Molti, grazie al suo esempio, hanno conosciuto i film italiani e francesi in cassetta, i Beach Boys, i Nirvana e Naomi Klein, si sono stufati di vivere qui consumando droga di pessima qualità o Prozac e sono andati via. La fortuna dell’Islanda è stata che qualcuno, per amore dell’Islanda, adesso torna solo se strettamente necessario…”. Ma è altrove. Come la sua musica.

I 10 dischi cult:
1. Sugarcubes “Life’s Too Good” (1998)
2. Björk “Debut” (1993)
3. Gus Gus “Polydistotion” (1997)
4. Sigur Rós “Agætis Byrjun” (1999)
5. Múm “Finally We Are No One” (2002)
6. Ske “Life Death Happiness…” (2002)
7. Quarashi “Jinx” (2002)
8. Mugison “Lonely mountain” (2003)
9. Worm Is Green “Automagic” (2003)
10. Bang Gang “Something Wrong” (2003)
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Re: Benvenuti in paradiso

Messaggioda carlomatt » gio dic 11, 2008 1:01 pm

Su questo forum ho letto cose molto più sensate di questo articolo senza capo nè coda, evidentemente è stato scritto da qualcuno che si è limitato a visitare (bevendo parecchio) qualche localino a Reykjavik.
Anche la classifica non mi vede per niente d'accordo.
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Re: Benvenuti in paradiso

Messaggioda Fljotavik » gio dic 11, 2008 3:17 pm

Non l'ho scritto io caro Carlomatt, l'ho solo riportato a onor di cronaca. Quello che mi sembrava interessante era l'intervista a Bardi Johannsson dei Bang Gang, anche se a dir la verità io vedo leggermente diversa la scena musicale islandese. Stesso discorso vale per la classifica, non sono assolutamente d'accordo con chi l'ha stilata, nonostante io abbia 7 di quei 10 dischi (...pensa comunque che è di qualche anno fa).
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Re: Benvenuti in paradiso

Messaggioda carlomatt » gio dic 11, 2008 3:22 pm

Fljotavik ha scritto:Non l'ho scritto io caro Carlomatt, l'ho solo riportato a onor di cronaca. Quello che mi sembrava interessante era l'intervista a Bardi Johannsson dei Bang Gang, anche se a dir la verità io vedo leggermente diversa la scena musicale islandese. Stesso discorso vale per la classifica, non sono assolutamente d'accordo con chi l'ha stilata, nonostante io abbia 7 di quei 10 dischi (...pensa comunque che è di qualche anno fa).


Lo so che non l'hai scritto tu, infatti i tuoi post sono più intelligenti di questo sciatto articolo. Però su una cosa mi trova d'accordo e cioè sul fatto che i musicisti islandesi appaiano in più gruppi: il rapporto gruppo/abitanti tende incredibilmente verso l'unità :D :D
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Re: Benvenuti in paradiso

Messaggioda Fljotavik » gio dic 11, 2008 3:31 pm

Era infatti proprio quella l'unica cosa interessante. Il resto è quantomeno verosimile anche se mi capita di leggere spesso articoli di questo genere sull'Islanda.
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Re: Benvenuti in paradiso

Messaggioda Fljotavik » gio dic 11, 2008 3:35 pm

carlomatt ha scritto: Lo so che non l'hai scritto tu, infatti i tuoi post sono più intelligenti di questo sciatto articolo.


...per fortuna và, non avrò mica preso una laurea per niente! ;)
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