Ora: crediamo che pure a voi abbia un po’ stufato la tavoletta noiosamente inflazionata da quando è apparsa Bjork su queste terre dell’Islanda come terra delle meraviglie musicali, dove (quasi) chiunque imbracci uno strumento fa cose interessantissime e particolari, bla bla bla. Tant’è che negli anni abbiamo avvistato più di una volta artisti loffi che, per il solo fatto che erano islandesi, avevano un occhio di riguardo sui media e fra gli appassionati in generale. Ora che bjork non è più una novità manco per la casalinga di Voghera, questo petulante fenomeno pare essersi quietato. Anzi, probabile sia giunto il momento di un po’ di rigetto. Proprio questo rigetto potrebbe far sì che tutto il materiale che sta uscendo per la label Bedroom Community passi un po’ sotto silenzio. Male. Malissimo. Perché erano anni, veramente anni, che non ci capitava fra le mani una label così sostanziosa come qualità e ricchezza di idee. Esiste da poco più di tre anni o giù di lì, l’avevamo già avvistata ad esempio ai tempi di Ben Frost (che islandese non è, ma in Islanda da più o meno si è trasferito) di cui avevamo orgogliosamente detto un gran bene. Ma dopo aver messo le mani su una triadedi uscite recenti, “I see the sign” di Sam Amidon, “Processions” di Daniel Bjarnason e “Draumalandid” di Valgeir Sigurðsson, il nostro entusiasmo è schizzato alle stelle. Ci siamo davvero emozionati. Ci siamo ritrovati a pensare che la Bedroom Community, se continua di questo passo, diventerà la ECM del nuovo millennio: un’etichetta che seleziona benissimo gli artisti, che lascia loro libertà ma infonde silenziosamente un riconoscibile marchio di fabbrica a loro tutti, e che soprattutto forgia un approccio per cui musica colta e sperimentazione diventano qualcosa di vivo ed appassionante, soprattutto di affascinante e comunicativo. L’ECM tutto questo lo applica fidanzandosi col jazz e dando vita ad eleganti figli contronatura, la Bedroom Community parla il linguaggio Indie degli Arcade Fire o quello elettronico della miglior Warp. Ma non imita: sviluppa, innova, abbatte barriere, si prende meravigliosi rischi. Non stiamo nemmeno a descrivervi i dischi uno per uno, perché vorremmo davvero che li compraste (e acquistaste) tutti. Chissà se restereste anche voi basiti come lo siamo rimasti noi. E se avete ancora dei dubbi, se magari credete che noi siamo troppo nordeuropeocentrici, allora sappiate che la Smalltown Supersound sì, ci piace, ma non spenderemmo per lei parole così convinte. Insomma: c’è questa piccola isola, l’Islanda, dove all’improvviso puoi trovare musicisti geniali che fanno cose sublimi... Che palle...Un altro luogo comune che trova il modo di riconfermarsi vero.
Un roster, quello della Bedroom Community, per nulla ipertrofico: agli artisti già nominati in questo articolo va aggiunto il solo Nico Muhly, che però è una presenza importante – un po’ perché co-fondatore della faccenda, un po’ perché è quello col curriculum vitae più nobile dal punto di vista artistico, visti i suoi studi alla prestigiosa Juilliard School. E infatti gli hanno chiesto aiuto per arrangiare orchestrazioni Antony, Grizzly bear, Rufus Wainwright, ovviamente Bjork. Mica male.
Sam Amidon
Daniel Bjarnason
Valgeir Sigurðsson
Nico Muhly
