Interviste

Tutte le notizie ufficiali e non sulle Amiina

Interviste

Messaggioda Fljotavik » dom giu 28, 2009 1:46 pm

Un’intervista (risalente al 2007) di Elena Raugei tratta dalla rivista Il Mucchio

AMIINA
Dopo alcune pubblicazioni minori, l’affiatata partnership con i Sigur Rós e tour mondiali, il quartetto femminile islandese ha finalmente dato alle stampe un album suggestivo e meritevole di approfondimento. Sólrún è la nostra interlocutrice.


Perché avete cambiato la vostra misteriosa sigla sociale, da Aníma ad Amina e infine Amiina?
La storia dietro al nome è iniziata molto tempo fa. Circa dieci anni fa lavoravamo insieme come quartetto d’archi, facevamo una musica più classica e usavamo Aníma, che in realtà non significava niente. Quando abbiamo cominciato a dedicarci a una formula diversa e siamo diventate leggermente più orecchiabili, abbiamo pensato fosse appropriato cambiarlo perché le persone in Islanda ci conoscevano appunto come un quartetto d’archi classico: abbiamo invertito le consonanti ed ecco Amína, che in seguito abbiamo scoperto essere un nome di donna molto diffuso nei paesi musulmani. C’erano però altri musicisti chiamati nello stesso modo, per cui avevamo problemi su iTunes e siamo state costrette a modificarlo di nuovo. Non siamo mai state troppo brave con le parole e per noi è sempre difficile trovare i titoli delle canzoni. Siamo state al solito pigre e abbiamo semplicemente aggiunto un’altra “i”.

L’album si intitola kurr, in riferimento al suono che gli uccelli emettono in Islanda. Come mai questa scelta?
C’è voluto davvero tanto tempo per trovare un titolo giusto, anche perché non lavoriamo con le liriche e non siamo solite usare vocaboli nella nostra musica. Qualcuno se n’è uscito con questo termine e a noi è piaciuto perché è semplice e descrive un certo suono.

Siete nate come quartetto d’archi, ma adesso non seguite ruoli prestabiliti. Come funziona il vostro processo di composizione?
Di solito decidiamo chi suonerà cosa via via che procediamo. E’ abbastanza casuale e spontaneo. C’è una specie di libertà che ci permette di suonare qualsiasi cosa ci vada al momento, anziché un solo strumento specifico. Il modo in cui nascono le canzoni ha così molto a che spartire con la strumentazione.

Nel disco utilizzate difatti sia strumenti tradizionali, come chitarre, tastiere e mandolini, sia inusuali: arpe, metallofoni, bicchieri, glockenspiel, xilofoni, harmonium, banjo, campane, clavicembalo, sintetizzatori, svariate percussioni, archi, ottoni e molto altro ancora.
Di base siamo aperte nel suonare tutto, o meglio qualsiasi cosa produca un suono che ci piace. La maggior parte delle volte, in sala prove o durante le registrazioni, scopriamo di aver bisogno di qualcosa che trasmetta una certa sensazione. Spesso abbiamo a che fare con pochi elementi e magari pensiamo che manchino delle frequenze: lo strumento finale potrebbe essere quello che supplisce a questa mancanza.

Immagino che improvvisiate molto.
Sì, non scriviamo mai la nostra musica su carta. E’ completamente basata sull’improvvisazione, che è sempre il primo passo.

Come riuscite a far coesistere il vostro background classico e gli studi al Reykjavik College Of Music con la modernità e l’elettronica? Sono opposti che collidono o differenti ingredienti della stessa ricetta?
Funzionano bene assieme, anche quando cerchiamo di allontanarci dalle radici e procedere in maniera più aperta. Io ho un diploma in Musicologia e María si è laureata in Composizione, per cui utilizziamo la nostra istruzione e la nostra conoscenza tecnica. Del resto, siamo passate attraverso un bel po’ di teoria musicale. La maniera in cui parliamo in sala prove è probabilmente diversa da quella dei gruppi rock o pop: il nostro vocabolario sarà parecchio differente. La nostra musica deve comunque appagarci e divertirci. Forse perché abbiamo un retaggio basato sulla disciplina e sugli archi, abbiamo scoperto con gioia che ora come ora possiamo realizzare ciò che vogliamo.

Le voci e un coro compaiono soltanto in tre episodi: un domani potreste incrementare il cantato, o vi trovate più a vostro agio solo suonando?
Ci sentiamo maggiormente a nostro agio a suonare, ma vogliamo davvero cantare di più. E’ qualcosa di cui ci vergogniamo un po’. Ci arriveremo, è uno degli elementi che vogliamo aggiungere e a cui pensiamo. Ci stiamo lavorando e vedremo come si svilupperanno le cose.

In questi anni avete suonato molte volte con gli amici Sigur Rós, sia dal vivo che in studio per i loro ultimi due album. Quanto peso ha avuto tale esperienza, e quanta sicurezza vi ha trasmesso?
E’ stato importante per farci arrivare dove siamo adesso. Tutta la nostra pratica dal vivo è derivata dai tour assieme a loro, così come la nostra conoscenza dell’industria musicale e del grande pubblico. Prima che iniziassimo a collaborare eravamo concentrate sulla musica classica e avevamo attorno musicisti classici, mentre il loro lavoro è basato molto sull’improvvisazione. E’ stata un’introduzione ad un nuovo modo di operare, a una differente attitudine nel fare musica. Si è rivelata una grande influenza, anche se magari non proprio per quello che stiamo proponendo ora. In breve, ci ha permesso di fare esperienze necessarie.

In generale, quale è il vostro approccio alle performance live?
Per tutte noi è una parte importante del fare musica. C’è interazione con l’audience ed è una cosa diversa dal lavorare in studio, che è comunque altrettanto eccitante. Suonare dal vivo è fondamentale anche per lo sviluppo del nostro sound e per la maniera in cui pensiamo alla nostra musica. Nei nostri piani il prossimo settembre dovremmo tornare in America e a ottobre in Europa, Italia sicuramente compresa.

Tra il 2005 e il 2006 avete pubblicato l’ep AnimaminA e il singolo Seoul. A posteriori, come li giudichi?
Il nostro stile si è sviluppato molto da AniaminA: è stato il primo esperimento in assoluto, per cui è speciale. Quando iniziammo, non avevamo assolutamente nessuna idea di che tipo di canzoni avremmo potuto fare né di come avrebbero potuto suonare. Siamo partite da una pagina vuota, ed è stato un processo abbastanza naturale e non ha richiesto un lungo periodo di tempo. Seoul, invece, è una conseguenza dei tour.

Questo disco è giustamente focalizzato sul vostro personalissimo stile e l’unico ospite è Orri dei Sigur Rós, alla batteria per Lóri.
Finora siamo state molto concentrate sull’interazione fra noi quattro. Abbiamo sperimentato un rapporto di lavoro lungo e intenso con i Sigur Rós, quindi continueremo ancora a focalizzarci su noi stesse. Siamo però aperte a collaborare con altre persone. Non ho nessuno in mente di preciso, ma è bello confrontarsi con altra gente, vedere come si muove e da cosa trae ispirazione.

La copertina di Kurr è splendida: sembra che tessiate la stoffa nello stesso modo in cui lavorate alle trame musicali, prestando attenzione ai colori e alla loro giustapposizione.
E’ vero. Ci delle similitudini tra l’idea di tessere e quella di creare la nostra musica: è il motivo che forse ci ha spinte a scegliere quell’immagine.
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Re: Interviste

Messaggioda Fljotavik » lun giu 29, 2009 1:41 pm

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Amiina - Note di ghiaccio e di fuoco
Autore: Daniele Guasco
Pubblicato il: 06-03-2008 da rocklab.it

Si sono fatte conoscere come “le ragazze che suonano gli archi con i Sigur Ros”, ma le islandesi Amiina sono capaci di camminare molto bene anche con le loro gambe, e l’hanno dimostrato con il recente album d’esordio 'Kurr' uscito nel 2007. Ecco quindi una chiacchierata con Hildur Arsaelsdottir sulla loro musica, la loro terra, la loro vita e le loro esperienze:

Rocklab: Prima di parlare della vostra musica mi piacerebbe conoscervi meglio come persone. Chi sono queste quattro ragazze quando non suonano? Quanto la vita di tutti i giorni influenza la vostra musica e in che maniera?
Amiina: Si certamente, la nostra vita di tutti i giorni influenza molto la nostra musica, così come quello che siamo, quello che ci piace e quello che pensiamo. A noi piace tantissimo cucinare e bere e fare piccoli lavoretti d’artigianato, ci piacciono le stoffe e i tessuti, i suoni e gli odori, i libri e le storie, la natura... e tutte queste cose finiscono per influenzare la nostra musica.


R: Gran parte delle band islandesi che si sentono anche in Italia hanno sonorità molto simili, pur con le proprie personalità ben distinte. Un suono melodico, delicato, onirico (voi, i Sigur Ros, i Mum, gli Slowblow…). Che collegamento c’è tra la vostra terra e le atmosfere delle vostre canzoni?
A: È difficile dirlo. Ci sono molti gruppi in Islanda che hanno un suono completamente diverso da quello che hai descritto. Penso che alcune di quelle band siano molto popolari fuori dall’Islanda, ed è pensando a loro che la gente crede che dalle nostre parti tutti abbiamo un tipo di sonorità speciale. In realtà è difficile per noi dare un giudizio, così come è difficile per dei fratelli e delle sorelle dire se si assomigliano tra loro, e ciò perché oramai sono abituati gli uni alle altre.


R: Io vi ho conosciute grazie al vostro tour italiano con i Sigur ros. Cosa potete raccontarci di quell’esperienza? Quali sono il ricordo migliore e quello peggiore che vi siete portate dietro dall’Italia?
A: L’Italia è uno dei paesi più affascinanti che abbiamo visitato e ogni volta ci torniamo volentieri. La cosa migliore è la gente, sempre calda e piena di vita, ma anche l’ottimo cibo e i grandi vini. Il pubblico italiano è tra quelli più attenti e nel contempo ci da molti feedback, ci fa sempre capire quello che gli piace e per noi questa cosa è molto importante. Sai, a volte chi ti ascolta magari rischia di essere troppo “educato” e così è difficile sapere quello che pensa del concerto, ma per fortuna questo in Italia non succede mai! Penso che il mio ricordo migliore dell’Italia sia quello della sera in cui vinse le semifinali della coppa del mondo di calcio, la partita stava per finire mentre noi suonavamo all’aperto a Ferrara, e concluso il concerto andammo per le strade con gli italiani a festeggiare la vittoria. Ci sembrava di essere italiani e quindi era come se avessimo vinto anche noi, passammo quindi la notte cantando e ballando per le strade, fu fantastico! Ma hmmm, fammi pensare, un brutto ricordo? Beh, una volta abbiamo suonato ad una piccola serata e il palco era davvero minuscolo per noi, e così abbiamo dovuto posizionare parte della strumentazione giù dal palco e ci siamo trovate a suonare praticamente in mezzo al pubblico. Fu un concerto molto difficile perché non potevamo vederci tra di noi, eravamo tutti schiacciati, noi e il pubblico. Ma dopo il concerto ci offrirono dell’ottimo prosecco, quindi alla fine è andata bene!

R: Parlando della vostra musica, una delle cose che più mi hanno colpito in 'Kurr' è sicuramente la sensazione di familiarità, un senso di tranquillità, come una sorta di sicurezza come quella che si può provare tra le mura domestiche. Quali sono le sensazione che volete comunicare a chi ascolta il vostro album? Siete soddisfatte dei risultati?
A: Noi siamo affascinate dai suoni, e molti di quelli che più ci colpiscono sono organici, caldi, circolare, e magari anche un poco strani, ma la maggior parte sono molto belli e di buona qualità, giocano un ruolo fondamentale nell’insieme delle emozioni che il disco trasmette.Non ci siamo messe a tavolino a discutere su quali sensazioni volevamo comunicare, volevamo creare solamente un nostro mondo di suoni. L’album è nato così, e siamo molto contente di questo.


R: Nelle vostre canzoni suonate tantissimi strumenti diversi, come scrivete i vostri brani?
A: Non abbiamo una formula prestabilita per scrivere una canzone, nascono in maniere differenti, ma di solito qualcuno ha un idea, magari una piccola parte con uno strumento, e gli altri si aggiungono suonando ognuna gli strumenti che si sentono di prendere in mano quel giorno, o cercando suoni che pensano possano adattarsi bene all’idea iniziale. Spesso finiamo suonando strumenti completamente diversi da quelli con cui abbiamo iniziato.

R: Il vostro nome è ben noto a una buona cerchia di appassionati di un certo tipo di musica da molto tempo, sicuramente da più di due anni, ma il vostro disco esce solamente in questi giorni. Quali sono le ragioni di questa attesa per una vostra pubblicazione ufficiale?
A: Quando abbiamo iniziato a scrivere musica insieme stavamo facendo tantissimi concerti con i Sigur Ros, il tour ci prendeva un’enorme quantità di tempo così che non ce ne restava per registrare o preparare nuovo materiale. 'Kurr' è stato realizzato tra un tour e l’altro quando avevamo a disposizione un paio di settimane senza viaggi così che siamo riuscite a scrivere nuove canzoni e a registrarle. L’attesa è dovuta quindi alla mancanza di tempo da passare a casa nostra.


R: Per finire che progetti avete per il futuro?
A: Vogliamo continuare a creare musica insieme, preparare un nuovo album e sviluppare ulteriormente la nostra versione live. Ci piacerebbe suonare la colonna sonora di un film prima o poi, e collaborare con altri grandi musicisti.
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Re: Interviste

Messaggioda Fljotavik » mer lug 08, 2009 7:35 pm

Intervista di ieri di icelandicmusic.is http://www.icelandmusic.is/In-the-spotlight/1027/Amiina---A-Noble-Quartet/default.aspx

Vi anticipo già che non viene detto nulla di nuovo tranne che le nostre amiche hanno intenzione di suonare in Islanda in luoghi di straordinaria bellezza e nei fari. Altra anticipazione: la collaborazione con Kippi e Maggi proseguirà oltre l'aspetto live di quest'estate e forse porterà ad un'album vero e proprio. D'altronde abbiamo assaporato qualcosa di questo piccolo cambiamento nell'EP "Re minore" (per chi ha potuto acquistarlo nei live italiani almeno!), meno soft e più ritmico rispetto ai precedenti lavori.
Brave ragazze, continuate così :bigclap:
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