Concerto di Ferrara, 26 luglio 2013 (recensioni)

Recensiamo, parliamo e ricordiamo i concerti

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Concerto di Ferrara, 26 luglio 2013 (recensioni)

Messaggioda sigurlotus » gio ago 01, 2013 8:51 am

Iniziamo a parlare dei concerti italiani della settimana scorsa, postando recensioni trovate in rete o lasciando la nostra. Parto con questa (su Ferrara) che mi sembra molto carina.

"L’amore è dedizione, l’amore è fiducia, per qualcuno l’amore è rumore, qualcun’altro si innamora solo di venerdì e chi invece in modo nichilista sentiva che quell’amore lo avrebbe diviso per sempre dalla persona amata. Ma l’amore è anche sacrifico come quello di chi senza biglietto non voleva assolutamente mancare al concerto dei Sigur Ros a Ferrara, appostandosi fuori dal perimetro musicale, magari seduto sul muretto che circonda il castello Estense, occhi chiusi e orecchie tese all’ascolto della meraviglia in musica che di lì a poco avrebbe deliziato i propri padiglioni auricolari (ciao Alessio); Ma l’amore è anche fatica e sudore, lo sanno bene tutti quelli che Venerdì erano in quella Piazza, con un caldo afoso che pure a stare fermi e all’ombra non si trovava pace, qualche grado in più e la band rischiava di suonare davanti ad un pubblico nel frattempo liquefatto.

Il concerto inizia quasi puntuale e senza gruppi in apertura, alle 21,20 circa sono tutti sul palco, gli undici elementi prendono posizione: tre fiati, tre archi, due “jolly” che si divideranno per tutto il tempo tra percussioni, timpani, xilofoni, tastiere e chitarre, e i nostri tre eroi islandesi a dirigere l’orchestra, perchè di questo si tratta, rimasti orfani del polistrumentista Kjartan Sveinsson, amico fraterno e membro (quasi)fondatore dei Sigur Ros, il quale ha deciso di dedicarsi ad “altre cose” dando involontariamente una spinta sulla direzione del nuovo album, l’ennesimo capitolo da lasciare a bocca aperta per imprevedibilità e potenza compositiva, Kveikur, antitesi sonora del precedente ed etereo Valtari, che ad un solo anno di distanza ha ridefinito nuovamente, ed in modo più organico, i contorni dell’icelandic-sound cui il trio è conosciuto. E si parte proprio con l’uno-due “Yfirboro” e “Brennisteinn”, il primo ci introduce delicatamente nelle lande immaginarie e immaginate da Jonsi e soci, mentre il secondo pezzo arriva come un pugno in faccia, ritmiche e parti elettroniche sono aggressive, forse tra le più aggressive mai scritte dalla band, una stretta implacabile tra spire post-rock e certo metal dalle nebbie soffocanti. Jonsi e Georg non sembrano patire il caldo incastratosi in questa Piazza, vestendo le solite divise scure di ordinanza, mentre l’uomo dietro le pelli, Orri, stasera se ne sbatte delle regole autoimposte e, alla faccia dei compagni di banda, attacca la giacca al muro del camerino presentandosi sul palco con una più pratica e leggera canotta nera. “Kveikur” sarà giustamente il disco con più brani in scaletta, cinque, ed essendo la performance pervasa da una tensione elettrica trascinante l’album ad essere più penalizzato sarà proprio “Valtari” con la sola “Varuo” a fare gli onori delle impalpabili atmosferesigur-ros-ferrara2 percepite in quel disco. Tutte le canzoni hanno un proprio video, o sarebbe meglio definirlo visual, proiettato sullo schermo alle spalle dei musicisti: Dettagli e particolari ad alta definizione si alternano a scenari onirici in cui sono spesso presenti i 4 elementi della natura: profondità marine, bambini con maschere a gas, rocce su cui uomini come ombre comunicano tramite luci intermittenti, terreni lambiti da fumi che odorano di zolfo (la mia testa mi ha suggerito che quello era zolfo) e milioni di scintille che vagano e si scontrano nello spazio scuro di un led. Tutto volto a creare un legame ancor più stretto con l’immaginario sonoro che da sempre rimanda e viene sprigionato dalle composizioni degli islandesi. E poi con un semplicissimo artificio come quello di seminare il palco di lampadine impalate su aste di diverse altezze riuscire a donare un tocco di intimità che sulle note di “Svefn-g-Englar” viene quasi da commuoversi. E se le lacrime non sono scese è solo perchè c’era troppa gente intorno ma ti assicuro che i peli delle braccia erano talmente su da fare invidia ad un punk con la mohicana appena fatta.
E se la band al completo è stata impeccabile Jonsi ha dato l’impressione di venire da un altro pianeta. Ascoltando la sua voce dal vivo, la sua incredibile estensione, ti accorgi di quanto sia straordinaria rispetto alla sua versione registrata negli album. Un alieno che suona la chitarra in modo unico, con l’archetto che stride sulle corde, generando il suono di un altro universo. Un essere dalla voce angelica il cui occhio destro guarda al presente mentre quello sinistro è già perso altrove, forse in un futuro (musicale) dove probabilmente nessuno ancora osa mettere piede. Su “Hoppipolla” imbraccia il basso e incita il pubblico, con chiari gesti, a farsi sentire, unirsi al coro, mostrasi ancor più vivi e partecipi. E dalle prime file rispondono alla chiamata con il lancio di palloncini bianchi luminescenti e stelline scintillanti ad enfatizzare la canzone ed il momento. Sul finale di “Svefn-g-Englar” il cantante porta la seicorde sulla bocca ed intona il “ritornello” in hopelandic (il linguaggio usato da Jonsi, assolutamente privo di significato, ma con una valenza sonora accostabile a tutti gli effetti agli altri strumenti sul palco), quello che ne viene fuori è una melodia lontana e gelida ma che mette i brividi. E poi proprio sul finale, durante il bis in cui suoneranno “E-bow” e “Popplagið“ da ( ), su quest’ultima, man man che il crescendo si fa sempre più intenso e potente, come investito da un’estasi Jonsi inizia una danza a testa china nella quale travolgerà sia i corpi sudati e felici di chi è presente in Piazza Castello, sia fisicamente l’asta del microfono e le due lampadine poste ai suoi lati.
Alla fine quel che resta è la meraviglia impressa nelle pupille di chi sa di aver assistito ad un concerto fuori dagli schemi, di una band che ha fatto della “stranezza” il proprio punto di forza, influenzando nei decenni più o meno inconsapevolmente numerose band. Sembra strano dirlo adesso, dopo aver scritto questo live report, ma non ci sono parole per descrivere l’intensità emozionale in cui ci si immerge durante un live set dei Sigur Ros. L’unico consiglio da dare è quello di esserci. Tutto il resto sono solo parole che riempiono spazi bianchi e vuoti di una pagina qualsiasi di un sito musicale qualsiasi".
(Antonio Capone)

fonte: shiverwebzine.com
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Re: Concerto di Ferrara, 26 luglio 2013 (recensioni)

Messaggioda sigurlotus » gio ago 01, 2013 9:09 am

Io che a Ferrara c'ero posso dire che sono stati molto coinvolgenti..
Dopo la triste performance a Villafranca (ben inteso, e lo ripeto, è stata triste per me che li conosco da tantissimo e ho avuto il piacere di vederli dal vivo altre volte, e quindi ho dei termini di paragone), dove si percepiva un palpabile imbarazzo, una serie di sporcature e imprecisioni dovute alla presenza di nuove leve sul palco, con i concerti di febbraio, e direi ancora di più con questi estivi, i Sigur hanno riacquistato fiducia in loro stessi, quella padronanza sul palco che li rende (ancora!) una delle band più interessanti a livello mondiale.
Ho notato una maggiore coesione del gruppo, più sicurezza (..non deve essere stato facile accusare il colpo della partenza di Kjartan!), e degli arrangiamenti più curati, che riescono a rendere molto bene nell'esecuzione dal vivo dei brani storici. C'era anche molta ironia sul palco, Jonsi Orri e Georg si facevano spesso delle smorfie, delle battute l'un l'altro, e questo li ha resi più "umani".
Credo poi di poter affermare che la presenza del nostro gruppo del forum in prima fila, e le nostre coreografie soprattutto, li abbiano in un certo senso fatti sentire coccolati, e ho visto chiaramente nei loro occhi la sorpresa, la gioia e la gratitudine.
Insomma, questa data non la scorderò facilmente!!! :piange: :bigclap: :ok: :)

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Re: Concerto di Ferrara, 26 luglio 2013 (recensioni)

Messaggioda MAX_AM » lun ago 05, 2013 5:57 pm

Grazie a Dario sono riuscito a gustarmi tutto il concerto in prima fila di fronte a Georg.
Così da vicino si possono apprezzare anche le dinamiche interne al gruppo non legate alla sola musica, alla performance, alle luci, alla scenografia ecc. ma anche gli incroci di sguardi, i sorrisi e i movimenti che solo a 3 metri dal palco, senza nessuno davanti, puoi cogliere.
Ora.... La prima cosa che ricordo del concerto dopo 10 gg direi che è la stessa che ho avuto agli altri concerti dei SR e anche di Jonsi: l'affetto dei suoi fans (si può dire? :rolleyes: ) che amano zuccherare i propri beniamini in modo tale che diano il meglio di sé.
Vedere Jonsi visibilmente commosso come fosse la prima volta che si esibisce, i suoi goffi tentativi di nascondere l'emozione di fronte alle coreografie e il trincerarsi tra le mani girando la testa a dx e a sx cercando i suoi due compagni di viaggio come per dire:"Ma avete visto che hanno fatto questi davanti?" mi ha colpito come persona aldilà dell'artista.
Tuttavia il mio watching naturale, avendolo proprio esattamente di fronte, è stato Georg. Non mi sono mai reso conto di quanto Orri cerchi sempre con lo sguardo, in maniera affatto palese, Georg: molto più di quanto pensavo accadesse normalmente tra un bassista e le percussioni. Gli errori di Orri (ne ha combinati un paio piuttosto eclatanti) si sono dipinti nella bocca tirata di Georg. Ma quando Orri si è ripreso (e bene anche), nel finale di Hoppi per es., dopo aver ravanato un giro di batteria simil-gipsy mai sentito prima, ha subito cercato l'approvazione di Georg che lo ha premiato con una risata :shock: di evidente ammirazione.
Jonsi in tutto questo è come l'acrobata sul filo che, è sì interessato al vento che scuote la corda, ma è totalmente concentrato sui suoi piedi, sull'equilibrio e su quello che deve fare (per quanto un minimo di interazione è uscito qua e là).
So che non è nuovo a sbattere la testa, l'archetto e la chitarra, andando avanti ed indietro sul palco, rovesciando aste di microfono e a detungstenare lampade Osram a go-gò, ma è piacevole vederlo scatenato come fosse chiuso in bagno in solitudine incurante di tutto ciò che lo circonda. I suoi tjuu dentro la cassa sembravano ululati più per se stesso che per il pubblico. E a me questa cosa mi garba come avrei detto se fossi andato anche a Lucca.
E' andata come speravo andasse: molto bene. Ho apprezzato il tutto.
Quasi tutti i nuovi pezzi (già detto e ripetuto da molti penso), in versione live acquistano una corposità sonora che sì, era intuibile, ma non scontata. Tutti tranne uno. Isjaki. Personalmente è l'unica track che mi ha deluso: Jònsi non ce l'ha proprio fatta a nobilitarla, e a rivestire con la sua voce una linea melodica alquanto piatta e ripetitiva. Occorreva (a mio parere) arrangiarla in maniera più strutturata perché dopo un minuto e mezzo aveva già esaurito tutta l'energia. Eppure potenzialmente, si prestava ad essere interpretata meglio (lavorando meglio sullo xilofono, per es.)
La sezione fiati e violini mi è sembrata all'altezza (non come le Amiina, per carità, però...) e delle gran belle ragazze se posso dirla tutta. Ne ho avuto ulteriore conferma quando le ho potute ammirare da molto vicino e salutare in piazza dopo il concerto. Ok questo non c'entra una mazza ma mi andava di dirlo.
Tornando al concerto: a prescindere da qualche lieve sbavatura, ho sempre avuto l'impressione che fossero in palla, carichi, ispirati e pieni di energia positiva. I SR sanno darti la certezza che sono lì per te e solo per te che hai pagato il biglietto per vederli ed ascoltarli.
E' sempre estremamente facile cadere nelle loro trappole di note anche se le canzoni ti sono più che note: perciò se ci riescono ancora vuol dire che in qualche modo hanno la chiave di quelle porte che tu manco sai che esistano. Ci si dimentica che ti sono entrati nel cervello, nelle orecchie e nel cuore ... e quando improvvisamente vedi coriandoli dorati e loro in fila che s'inchinano per salutare, ti affretti con il pensiero a chiudere quelle dannate porte per non farli più uscire ma ormai è troppo tardi. Sono andati.
Si spengono le luci mentre volano bacchette di batteria e scalette appallottolate della serata.
Sorridi, nostalgico, come all'ultima riga, dell'ultima pagina, dell'ultimo bellissimo libro che hai letto, mentre ricordi i personaggi e le storie che ti hanno intrippato per un certo tempo e che scompaiono (ma non muoiono) al rumore della copertina che non vorresti ma si chiude. Però, diamine, sorridi perché non ci sarà veramente mai l'ultima nota, dell'ultima canzone, dell'ultimo concerto dei Sigur Ros.
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Re: Concerto di Ferrara, 26 luglio 2013 (recensioni)

Messaggioda sigurlotus » lun ago 05, 2013 6:29 pm

come ti
MAX_AM ha scritto:detungstena
Jonsi.. nessuno al mondo! :bigclap: :bigclap: :bigclap:

Sempre puntuale Andrea, :ok: complimenti ;)
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Re: Concerto di Ferrara, 26 luglio 2013 (recensioni)

Messaggioda Omar zandelli » mar ago 06, 2013 5:10 pm

Meglio Lucca, Tarvisio, Ferrara o Roma?
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Re: Concerto di Ferrara, 26 luglio 2013 (recensioni)

Messaggioda sigurlotus » mar ago 06, 2013 5:19 pm

credo potrebbe rispondere solo uno che è stato a tutte e quattro le date :) ..
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Re: Concerto di Ferrara, 26 luglio 2013 (recensioni)

Messaggioda Marchi8 » mar ago 27, 2013 10:57 am

Ferrara è stato il mio primo loro concerto, ma posso dire che sono stati magnifici! Ero incantata! Avrei voluto che durasse per sempre! Hoppipolla è stato secondo me il momento più coinvolgente a parte Jonsi che incitava, c'era tutta una coesione nel pubblico durante il ritornello, una cosa magnifica!
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Re: Concerto di Ferrara, 26 luglio 2013 (recensioni)

Messaggioda Omar zandelli » mar ago 27, 2013 5:19 pm

Potevo essere a Lucca ma non ci sono andato...andrò ad un prossimo loro concerto....magari del loro nuovo e :piange: :doh: futuro album....
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