Laurel Halo

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Laurel Halo

Messaggioda carlomatt » lun gen 28, 2013 5:05 pm

Musicista Nata 26 anni fa ad Ann Arbor, Michigan, vero nome Ina Cube (ma ci crediamo poco), Laurel Halo ha alle spalle una formazione classica - ha studiato pianoforte - e anni di esperienza in orchestre, ensemble impro e gruppi noise. Dal 2009 è attiva a Brooklyn come producer: due EP su Hippos in Tank tra 2010 e 2011 (Hour Logic, esaltato dalla critica) e poi la superjam di lusso Frkwys vol. 7, su Rvng Intl., incontro tra elettroniche, tra tradizione e contemporaneità, synthorama registrata nell'agosto 2010 assieme a James Ferraro, Daniel Lopatin, David Borden (compositore minimalista, fondatore - anno 1969 - dell'ensemble synth-only Mother Mallard's Portable Masterpiece Co., amico personale di Robert Moog e oggi prof universitario) e Samuel Godin (compositore, sound designer, turnista per tanti artisti soprattutto black, da George Clinton a Lauryn Hill, autore di sigle tv e di jingle per colossi come la Pepsi). Kode9 adocchia Laurel e la mette nel mucchio dei nuovi volti con cui da qualche tempo sta riposizionando l'immagine della propria label.
Questo 14esimo LP Hyperdub non è il magnifico compimento di un percorso difficile e accidentato (ovviamente stiamo parlando degli Hype Dean e Inga e di Ebony), ma è un buon lavoro di hypnagogica ??? e un ottimo debutto. Introdotti dalle icastiche Harakiri Schoolgirls di Makoto Aida, ci troviamo immersi nell'ennesimo fluttuoso galleggiare tra sonno, sogni e ricordi targato anni duemilaedieci. Laurel non crea la tensione narrativa dei cugini Hype, ma sa dosare molto bene gli elementi e costruire con sapienza le atmosfere. Ne viene fuori una specie di world music amniotica e metropolitana, come un Jon Hassel sperduto tra i grattacieli e le vetrine della Grande Mela, come una Oxyegene di Jarre ripensata per la hipster generation (questa definizione l'abbiamo rubata al "Guardian"), come una Kate Bush - riferimento citato da molti e che qui esplode in uno dei pezzi più lunghi ed elaborati del disco, Carcass - ambient e dreamy messa a cantare dentro My Life in the Bush of Ghosts.

Tanti ottimi bignamini hypn che restano in testa, un po' confusi tra loro come è giusto che sia (il mantra Airsick, gli specchietti come coriandoli di Years e Joy, i Sa-Ra remixati da Cristian Vogel di MK Ultra, i palpiti di Morcom, le stratificazioni vocali di Tumor e Light + Space), e qualche intermezzo un po' troppo esercizietto (Thaw, Wow, Holoday, Nerve), ma in fondo funzionale, per un disco che ci fa taggare Laurel non più solo come la fidanzata di mr. Oneohtrix Point Never.


In sintesi: una Soley elettronica! Ascoltatevela!
"Parlare di musica è come ballare di architettura" (Frank Zappa)
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