King Creosote & Jon Hopkins

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King Creosote & Jon Hopkins

Messaggioda carlomatt » mar apr 19, 2011 4:07 pm

Copio ed incollo da Loudvision:

King Creosote & Jon Hopkins: Diamond Mine

Anno: 2011
Etichetta: Domino Records
Distribuzione: Self



Pura meraviglia. Vera essenza di delizia racchiusa in sette note. King Creosote e Jon Hopkins uniscono le loro anime per regalarci qualcosa che a livello di emozioni, ultimamente, è solo paragonabile all'intensità dei Sigur Rós.

"Diamond Mine" ha inizio con voci in sottofondo accarezzate da un piano che sembra suonato da un Billy Corgan nostalgico più che mai. Ma tra le sette canzoni in questione non c'è rabbia, semmai una sorta di morsa che stringe il cuore incatenato, con le corde delle chitarre acustiche, a un ricco tappeto musicale creato da Jon, maestro nel suo divertirsi con la tastiera e i suoi suoni.

"Bats In The Attic" è uno di quei pezzi musicali che nasconde in sé il potere della musica. Brividi ed effetti collaterali incidono il tragitto del suono che dalle orecchie va al cervello passando per il cuore.


Qualcuno conosce questo disco?
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Re: King Creosote & Jon Hopkins

Messaggioda carlomatt » dom mag 15, 2011 12:52 pm

Ascoltato ripetutamente il disco: buono ma niente di particolare, tirare in ballo i Sigur Ros è una scorrettezza bella e buona.
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Re: King Creosote & Jon Hopkins

Messaggioda aleinn á ný » mar mag 17, 2011 12:17 pm

ammazza che la(sa)gna.
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Re: King Creosote & Jon Hopkins

Messaggioda Twister » sab feb 11, 2012 4:18 pm

Dispiace che non vi sia piaciuto, per me è sicuramente uno degli highlights del 2011. Non lo ascolto da tanto, perciò non mi lancio in disamine spirituali, forse anche il momento in cui l'ho ascoltato è stato "giusto", e senz'altro anche per questo ho un po' di difficoltà a parlarne ora... ma per me ha saputo cogliere la quotidianità più pura, in tutta la sua semplicità.
Ma è una quotidianità nuova, fresca e brillante, quella che si raggiunge quando si guarda il mondo con occhio diverso, con il cuore un po' appesantito da un dolore recente, ma la consapevolezza di aver vinto una scommessa di fede, quella che "dopo" può esserci davvero ancora la bellezza. Il difficile sta nel riscoprirla: ed è questa la sensazione che ho avuto ascoltando l'album. Una quotidianità riscoperta ancora più bella.
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