Valtari: cosa ne pensate?

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Valtari: cosa ne pensate?

Messaggioda carlomatt » gio apr 19, 2012 4:03 pm

Apro un nuovo post sul disco prossimo venturo ma che è già in circolazione sulla rete. Ascoltandolo a casa, in silenzio, nell'impianto stereo e non su un lettore mp3 l'effetto è diverso: si percepiscono tutti gli strumenti, le voci, tutte le sfumature, ma si capisce soprattutto che è un gran disco.
E si capisce anche che non è un cd da ascoltare in macchina o sui mezzi pubblici, va ascoltato bene, dentro un buon impianto, nel silenzio, magari bevendo qualcosa di ottima qualità.
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Re: Valtari: cosa ne pensate?

Messaggioda Fljotavik » gio apr 19, 2012 7:01 pm

Io ascolto sempre la mia musica a casa con un buon impianto stereo con o senza cuffie (anche se preferibilmente con). Quasi mai in macchina o nei mezzi pubblici, troppe distrazioni, ma molto spesso con l'i-pod passeggiando o correndo in bicicletta. Il vero ascolto è però quello a casa mia!
Purtroppo Carlo al momento non posso discutere di Valtari. Il motivo lo sai.

Vaaaaaaaaaaltariiiiiiiiiiiiii
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Re: Valtari: cosa ne pensate?

Messaggioda carlomatt » gio apr 19, 2012 7:19 pm

Peggio per te!!!! :P :P :P
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Re: Valtari: cosa ne pensate?

Messaggioda Mongrel Cat » ven apr 20, 2012 10:29 am

Sicuramente più coerente stilisticamente rispetto a Med Sud... che però forse proprio per il fatto di essere eterogeneo forse mi piaceva di più... certo chi li tacciati di essersi un po' svenduti con quel disco, dopo Valtari riconosceranno il coraggio di pubblicare qualcosa di assolutamente non commerciale. Io adoro Med Sud, quindi non sentivo il bisogno di un cambiamento così netto, ma mi inchino di fronte alla loro scelta.
Ovviamente sono giudizi basati su un ascolto non ottimale e destinati ad essere capovolti nel tempo!
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Re: Valtari: cosa ne pensate?

Messaggioda carlomatt » ven apr 20, 2012 12:24 pm

Probabilmente Jonsi nel 2008 aveva voglia di fare musica pop e con Med Sud (e soprattutto con il disco solista) s'è tolto la voglia. Ovviamente Valtari non è un disco che attirerà nuovi fans ma fidelizzerà ancora di più i vecchi.
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Re: Valtari: cosa ne pensate?

Messaggioda Fljotavik » ven apr 20, 2012 1:41 pm

Beh... "með suð í eyrum við spilum endalaust" non è un brutto disco (a parte alcune canzoni che proprio non mi piacciono tipo "gobbledigook", "við spilum endalaust"... ) ma è troppo frammentato, troppo eterogeneo appunto e non sempre questo è un pregio come ho già detto!
PS: ricordo comunque a Carlo che i Sigur Ros non sono solo Jonsi!
Visto il contenuto ambient di Valtari, e visto che continuo a resistere mi sto ascoltando da ieri a ripetizione la colonna sonora Hlemmur. Nell'attesa tampono con questo, e riscoltandolo dopo tanto tempo devo dire che non lo trovo davvero maluccio!

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Re: Valtari: cosa ne pensate?

Messaggioda Fljotavik » ven apr 20, 2012 3:43 pm

Altra recensione, dalla quale posso confermare la mia definizione di album borderline, sul filo del rasoio, tra il capolavoro e la delusione come qualcuno qua ha detto. Forse in questo sta la bellezza, la sfida, e la difficoltà!
Fonte: http://stordisco.blogspot.it/2012/04/sigur-ros-valtari-recensione.html

Testo nascosto:
Metafisica. Uno degli intenti di questa disciplina consiste nello studio dei principi primi sotto il profilo qualitativo, a differenza della matematica che ne studia la quantità, o della fisica che ne studia l'aspetto naturale. Lo scopo ultimo è quindi la verità in se stessa. [Cit]

Sono passati diciott'anni da “Fljúgðu” (Volare), il singolo che trasformò i petali di Sigurrós (Rosa della Vittoria) in maestose ali, creando un nome ed una figura universale per chi esplora i meandri della psiche e contemporaneamente dello spazio, nella propria stanza. Quasi due decenni tra studi archeologici ed esperimenti chimici verso se stessi, una costante scoperta, una continua ricerca intima verso la formula matematica dell'orgasmo acustico.

È “Valtari” (Rullo Compressore) il titolo del sesto reperto rinvenuto dagli islandesi Sigur Rós, anticipati qualche mese prima dal doppio live album “Inni”. Come anticipato dalla band, l'album è molto più elettronico, da subito si nota un passo indietro, infatti riaffiorano in mente album come “Von” e sopratutto “( )”. Un'ulteriore segnale scoraggiante è il numero di tracce (otto) e la durata dell'album di circa un'oretta, un tantino misero dopo quattro anni di “stop”. Come in ogni album dei Sigur Rós va scovato il giusto luogo, stato d'animo ed orario (consiglio di lasciare sempre il volume al massimo, o non saranno percepibili le infinite sfumature meticolose presenti nell'album, vero punto di forza) per ascoltare il disco, altrimenti l'album apparirà piatto e soporifero. Il primo ascolto servirà per piangere l'assenza dell'inimitabile post-post-rock Sigurósiano, nel secondo ascolto (anticipato da un giorno di solo Mogwai per ristabilirci) l'orecchio si affilerà come una Katana e l'album prenderà tutt'altra piega, per alcuni, per i più post-rockiani e meno minimalisti/sperimentali il secondo ascolto forse non ci sarà. Per fortuna non vi è traccia d'inglese bensì “vonlenska” (speranzese) lingua creata da Jón Þór Birgisson (Jónsi), sopraffine come sempre la sua interpretazione canora, accompagnata questa volta da donne e bambini presenti fin dal primo “Ég anda” (Respiro), inizio ambient-afrodisiaco, inizia subito così un classico viaggio alla Sigur Rós in cui ti lasci cullare e massaggiare dal vento Ma! Veniamo dirottati da un finale inaspettato, quasi da film horror, che ci risveglia per l'arrivo del singolo “Ekki múkk” (letteralmente: Nessun Gabbiano, trattasi in realtà di una burla contro i giornalisti che chiedevano in continuazione il significato del titolo che sarebbe "not a sound"), un gran bel regalo per Inga Birgisdóttir sorella di Jónsi autrice del video. Si nota una tecnica di registrazione rispolverata dal giovane pianista Nils Frahm, già molti altri oltre i Sigur Rós hanno deciso di usufruirne. Ora “Varúð” (Attenzione) il pezzo migliore dell'album senza dubbio, completo e strutturalmente fantastico, una miscela drammaturgica, un alternarsi di cori e sciame di anime, vagano senza via per l'intera traccia. Sicuramente molto coraggiosa la scelta di pubblicare “Valtari”, un album dove lo strumento dominante è l'inverosimile voce di jónsi, tutto prosegue bene e lineare quasi un concept album, una sfida rischiosa, una scintilla e l'album cade, forse la fragilità di questo disco lo rende ancor più degno d'attenzione. Sognando su onde ecclesiastiche “Dauðalogn” (Morte di Calma) e “Varðeldur” giungiamo a “Valtari” (Rullo Compressore) otto minuti e passa di tutto o nulla, esagerando riproponendo ancora gli stessi temi e stessi profumi, nauseandoci. Ulteriore pecca in chiusura con “Fjögur píanó” (Pianoforte a Quattro) una ninnananna ripetitiva interrotta malamente nel cedere posto agli archi che lasciano cadere sul palco solo false speranze di un finale che non sboccia.

Ci fa riflettere Georg “Goggi” Hólm (bassista) dichiarando: “questo è l'unico album dei Sigur Rós che riesco ad ascoltare con piacere a casa”. Non c'è dubbio che “Valtari” scatenerà atroci guerre tra i fan, mentre il mio unico dispiacere non riguarda l'album in prima persona, bensì l'eclissi che ne consegue, molti valide band ed artisti islandesi hanno pubblicato album fantastici (For A Minor Reflection – Of Monsters and Men – Sin Fang e molti altri) ma il mondo sembra vedere nel panorama islandese sempre gli stessi artisti, posso assicurarvi che c'è molto molto di più.

La soggettività in questo album è massima, il mio parere è il seguente: un gran bell'inizio che va man man dissolvendosi, sembrerebbe quasi per pigrizia, quindi maggiore rabbia, maggiore delusione, più lo si ascolta più ci si pongono domande, si scopre puntualmente qualcosa di nuovo, sensazioni più delicate, nuovi profumi, nuovi panorami e nel frattempo sei stato spudoratamente ipnotizzato.

Voto: ◆◆◇◇◇
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Re: Valtari: cosa ne pensate?

Messaggioda Fljotavik » ven apr 20, 2012 3:54 pm

Recensione track to track di Haukur S. Magnússon del The Reykjavík grapevine

SIGUR RÓS’ STEAM ROLLER DRONES, PLINKS AND PLONKS


Words by Haukur S. Magnússon

We recently had a chance to sit down with Sigur Rós’ latest long player ‘Valtari’
(“Steamroller”), which is due out on May 28. Since anticipation for the record is high
we thought we would relay some of what we heard, so as to help you prepare for the
imminent drop. And we can confirm that while ‘Valtari’ is quite a departure from
their previous albums, it is at the same time very unmistakably the work of Sigur Rós.
Read on for a description of what to expect.

The album—which is currently being previewed in its entirety on Icelandair’s in-
flight entertainment system—contains eight compositions clocking at just under an
hour (none of the tracks come in at under five minutes, a few pass the eight minute
mark). The promotional graphics that have been made public (see for instance
on Sigur Rós’ website www.sigur-ros.co.uk) as well as the track titles (see our
translations here) betray an
opaque and murky, almost eerie, calm; the band pictures are heavily processed and
filtered while the track names relay an air of withdrawal and introversion.

Judging by those promotional materials (including the extremely understated video
for first track “Ekki múkk”) one can ascertain that this
new product is far removed from the airy and explosive pop-joy emitted on their last
LP, ‘Með suð í eyrum við spilum endalaust’, (which was in itself quite a departure
from ‘Takk’).

This is confirmed by listening through the album. The first thing you realize is
that this is not a ‘conventional Sigur Rós album’. However it should be noted that
Sigur Rós have never been a ‘conventional rock band’, so challenging the listener
and stretching his or her ideas of what the band is about and should sound like has
indeed been built into the core of Sigur Rós ever since the days of ‘Von’. Each
subsequent record has marked somewhat of a shift in sound and atmosphere (some
more than others) so you could argue that a new Sigur Rós record is ‘conventionally
unconventional’.

In any case, here is a blow-by-blow of the tracks.

Ég anda (6:15)

The album is off to a slow and subdued start, setting the atmosphere for an album
that is ultimately... slow and subdued. The song sort of creeps in until Jónsi’s voice
suddenly appears at the three-thirty mark. As is often the case with Sigur Rós, the
vocals are drowned in the music, so discerning lyrical snippets is no mean feat. We
can imagine Sigur Rós’ fans taking their time with this task over the next few months.
Overall the track is relaxed and quite beautiful. There are no drums or beats to speak
of (which turns out to be true of almost all the tracks), yet a sort of magical mood is
created. With regards to ‘Með suð í eyrum við spilum endalaust’, it might as well be a
completely different band playing.

Ekki múkk (7:44)

“Ekki múkk” is the first song made public and should be familiar to the fans by now
(it will probably not score a lot of airplay, any more than the album’s other tracks).
This snaps, crackles and pops along, offering some nicely drone-y drones, like a radio
transmission from a distant universe (or a movie soundtrack). Expect to see it in lots
of student film projects and Iceland tourism videos in coming years.

Varúð (6:37)

Vintage-sounding or prepared pianos seem to be a running theme on this
album. “Ekki múkk” effortlessly segues into “Varúð”, which with its undertones of
grandiose symphonic dissonance seems like it would sound wonderful in a space like
Harpa’s Eldborg hall—all reverb and distant orchestra. If you listen really closely you
can even hear vague wafts of Jónsi’s signature violin/ e-bow guitar under there. The
sound of a children’s choir drifts in around halfway through, and some semblance
of drumming even appears (for the first time on the album) which then turns into a
big and powerful build-up that eventually fades out. It’s all very dramatic, somehow
removed from the Sigur Rós of old, yet it is clear that no other band could have done
it.

Rembihnútur (5:05)

The fourth song on the album also happens to be the fourth song in a row that sorts of
drifts into existence, with a few piano plonks and plinks and some harmonious strings
eventually entering the fray. But when you think it’s going to be more of the same,
by god, some bass guitar appears in there! The bass’s melody evokes warm emotion
while a tittering violin dominates the high frequencies.

Just when you think it’s another jam piece, Jónsi’s singing comes in at full force
around three minutes in and the song starts sounding more traditional (more like
a ‘proper tune’) than anything that preceded it. It sounds all kinds of beautiful, with
Jónsi’s lyrics seemingly offering an inspiring message of hope and consolation “I
will survive this. I will start again,” he sings in Icelandic over a rhythm that sounds
vaguely like someone drumming on a table (during class).

Dauðalogn (6:36)

The title of this one means “dead calm”. Some vocal manipulations drag us into
the tune, then Jónsi start’s singing and a peaceful scene is set. “Heimur hljóðlátur,
hreyfist ei hár á höfði” the lyrics go (“A quiet world, not a hair stirs...”), evoking
notions of countryside early mornings just before world awakens. It feels like the
band is yearning for simpler times, free from iPads and distraction. Dramatic and
calm, the track definitely lives up to its name, transforming into a drone before
ultimately fading away into...

Varðeldur (6:08)

...which is also a big droney drone of a song. Some plinks, some plonks, a little Jónsi
falsetto. The melodies on this album are barely discernible at times. But perhaps it
rewards repeated listening. One definitely gets the feeling that the fans will love it.
Just some piano plonking, ma’am.

Valtari (8:19)

This is the album’s longest track. Indeed, it is long and droning and full of minor
chords and it pretty much sounds like the rest of the album. A sad drift. It’s very
distinctly Sigur Rós, but you have to wonder where the magic is, what makes
this special? Perhaps I had grown distracted at this point, in any case I was losing
connection at and it was all starting to sound a bit samey at that point.

Fjögur píanó (7:50)

This last track starts off with proper piano playing before evolving into a drone.
Needs a closer listen.

As mentioned above, ‘Valtari’ is quite a departure for Sigur Rós’, yet much in the
spirit of the band. Whether this is a good thing is as of yet undeterminable, since the
one thing that can be claimed with any certainty after giving it a once-over is that a
couple of more listens under optimal conditions are needed before doling out any sort
of quality assessment.

I’ll need some time with this album and a pair of headphones, that’s for sure.
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Re: Valtari: cosa ne pensate?

Messaggioda carlomatt » ven apr 20, 2012 4:21 pm

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Re: Valtari: cosa ne pensate?

Messaggioda Pauline » ven apr 20, 2012 4:44 pm

Ahahahah grande Fljotavik che passa le giornata a leggersi le recensioni senza neanche aver ascoltato il disco! :D
Grande e grazie! Resisti! Anche io ci sto provando...
Ciò che entra con facilità nell'orecchio ne esce con facilità. Ciò che entra con difficoltà nell'orecchio, ne esce con difficoltà.
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Re: Valtari: cosa ne pensate?

Messaggioda carlomatt » ven apr 20, 2012 11:03 pm

Bah, mi ricordate quelle persone che non vogliono fare sesso prima del matrimonio :D
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Re: Valtari: cosa ne pensate?

Messaggioda Fljotavik » sab apr 21, 2012 11:11 am

Passo la giornata proprio no! Ne ho lette due, trovate in neanche 5 min! :D
Diciamo che utilizzo le recensioni a mò di metadone :)

carlomatt » 20/04/2012, 22:03
Bah, mi ricordate quelle persone che non vogliono fare sesso prima del matrimonio


Beh no quello no eh!
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Re: Valtari: cosa ne pensate?

Messaggioda Burriccu » sab apr 21, 2012 11:21 am

La sensazione è che le (poche) ottime band dell'ultimo ventennio tendano a produrre 2, 3, massimo 4 album di qualità e poi:

1 - la loro creatività muore
2 - continuano ad avvitarsi su quelli che sono stati i loro successi finendo per autoplagiarsi
3 - Si fanno attrarre da prime posizioni in classifiche e concerti in stadi strapieni tipo Vasco e si sputtanano (coff coff.... muse.. coff coff)

Ma io questo album non l'ho ancora ascoltato, non perchè Gesù non vuole prima del matrimonio ma perchè il link al leak non linka.
Roberto a.k.a. PAPI

L'unica differenza tra un pazzo e me, è che io non sono pazzo

Ho provato a fare del mio meglio in questo forum e ho fallito. La lezione è: non provare mai
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Re: Valtari: cosa ne pensate?

Messaggioda Fljotavik » sab apr 21, 2012 11:26 am

Gesù non vuole che Leakkiamo! Bisognerà riscrivere il catechismo... o forse questo già c'era? :doh:
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Re: Valtari: cosa ne pensate?

Messaggioda Mod XXII » sab apr 21, 2012 1:13 pm

Fljotavik ha scritto:Passo la giornata proprio no! Ne ho lette due, trovate in neanche 5 min! :D
Diciamo che utilizzo le recensioni a mò di metadone :)


Io ti ammiro. Sappilo.
Anche perchè ti aspetta, posso dirlo dopo più di 10 ascolti, un bel disco.

Le mie opinioni le sapete se avete letto l'altro topic ma posso, al momento, affermare che:

- Non uno ma due sospiri di sollievo: Med è molto molto lontano.
- I primi due minuti del disco sono FA-VO-LO-SI.
- Il disco cresce ascolto dopo ascolto, quindi non è così immediato. Ed è un bene.
- E' il disco del piano e dei cori. Piacevole sorpresa.
- Tutti a "sbrodolare" su Varúð (che oh, è parecchio bella!)... ma non volevano TUTTI novità?
- Il finale con i tre strumentali di fila non mi convince per niente.
- Valtari, la canzone, piano piano piano piano mi sta conquistando. Ma avrei preferito altro al suo posto.
- Valtari, la canzone, l'avrei vista bene in un Ep tutto "ambient".
- Ho sempre voglia di ascoltare il disco. Con Med mi ero stancato quasi subito.
- La prima volta che ho ascoltato Dauðalogn mi sono commosso.
- Ekki Mukk è di gran lunga il brano migliore del disco.

edit:

Ho provato a fare una tracklist alternativa (che non è perfetta perchè le canzoni sono quasi sempre "unite").
A mio modesto parere sarebbe stato un disco migliore. Anche se Valtari dove la metto mi pare stia male...

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Valtari
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Varúð
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Ultima modifica di Mod XXII il sab apr 21, 2012 1:46 pm, modificato 1 volta in totale.
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